Philippe Sollers

 

Philippe Sollers - Beauté - Bellezza come resurrezione - L’OSSERVATORE ROMANO, 21.05.2017

  

 

Bellezza come resurrezione

· ​Nell’ultimo romanzo di Philippe Sollers ·

 

 

 

Un interrogativo sollecita il lettore di Beauté (Paris, Gallimard, 2017, pagine 204, euro 16), ultimo romanzo di Philippe Sollers: «Una scrittura in musica o una musica in scrittura?». L’esergo — la scritta del tempio di Atena Aphaia — ne diventa il portale d’accesso: «immortale è la bellezza». 

 

L’eco del V secolo prima della nostra era si intreccia con statistiche odierne che prendono di mira il malessere umano osservato freddamente: «Ogni secondo circa 43.000 video sono visti su Youtube, 1.460 miliardi per anno. Ogni secondo sono fatte circa 39.000 ricerche sul motore di ricerca Google da chi naviga, vale a dire 1.204 miliardi per anno. In ogni secondo si bevono più di 4.000 litri di Coca-Cola nel mondo, vale a dire 350 milioni di litri al giorno».

I registri si intersecano e si fondono su piani diversi ma pur sempre complementari e svelano il narratore e lo scrittore uniti nella musica delle parole: le corde del suo animo sono corde di uno strumento musicale esistenziale. La Bellezza, il basso continuo che scandisce ogni nota, ogni parola.

 

Le Variazioni per piano opus 27 di Anton Maria von Webern, interpretate da Glenn Gould ed ascoltate per la decima volta — «le note infine sono più che delle note» — richiamano tutti gli echi della cultura: i volti e il canto degli amici scrittori: Céline, Philippe Roth; degli amici poeti: Pindaro, Hölderlin, Rimbaud; degli amici filosofi: Heidegger, Hegel, Nietzsche.

 

Il pantheon di una vita spesa nell’ascolto delle plurime e sfaccettate voci della persona pensante, dell’artista, di colui che sa amare, e della morte che balza implacabile non solo a sfiorare ma anche a condizionare tutte le tematiche ripensate: l’amore e l’erotismo; l’inno a Bordeaux; la pubblicità; Internet; la vita; l’oscenità; la lingua.

 

Philippe Sollers, che dissemina le sue pagine di citazioni, cioè dei tratti del volto dei suoi amici, cita Bataille: «Parlo alla fine lungamente della morte, ma della morte come parlare? Se non sognando, se non con il riso di un’indifferenza divertita? Chi ama sfarsi come una nube? Sfarsi?».

La morte diventa, malgrado le apparenze, la questione centrale all’interno di una sorta di passeggiata nella cultura, ritmata dalla musica. Gli occhi leggono, la mente compone, gli orecchi ascoltano la musica, ben tesi. La morte aleggia.

 

Pause e silenzi, bellezza e contro bellezza: « Niente di più opposto alla musica di Bach, Haydn, Mozart o Webern — che è all'opera sotto i nostri occhi. Un'opera nera: guerre, massacri, bombe, sgozzamenti, terrori, menzogne e calunnie, blabla religiosi e mortiferi, ma anche bruttura, i dollari crepano l'arte e i mercanti del tempo se ne rallegrano. Le strofe scordate del nichilismo che lo scrittore rappresenta da decenni, si invitano di nuovo al ballo del secolo nuovo».

 

Un romanzo di cultura quindi, spazio letterario, che si dispiega nella fioritura delle citazioni, indubbiamente erudito e in una lingua francese eccellente ma scritto ad orecchio e da leggersi ad orecchio nei suoi tre assi: l'inno all'amore, il lavoro della lingua francese, la critica estetica. In una persona: Lisa che raccoglie ogni bellezza, come un'antica dea greca. La Bellezza incanta e riporta la persona alle sorgenti del suo essere, pavesa la strada a quell'incontro che il rosone di Notre-Dame suggerisce e fa trasparire nella sua fantasmagoria di colori proprio durante la celebrazione di una morte che, per il pensante e non solo il credente, racchiude nella sua contro-bellezza la Bellezza assoluta, il Risorto, che Sollers non coglie ma che, forse, balugina nella musica: «Si può rammentare a Parigi guardando intensamente il grande rosone di Notre-Dame durante un servizio funebre. Questo miracolo della rosa mistica fiammeggia come un tuono silenzioso e una formidabile speranza si innalza al di sopra della folla cieca. Si interroga qualche spettatore e recitano stentatamente dei luoghi comuni sulla pace e la solidarietà, più forti dell'odio. È la tisana del giorno. Il rosone è in guerra intima, è fatto per delle vittorie e delle risurrezioni. Chiede di essere vivificato dalla musica, non dai cori, non dall'organo, basterebbe un pianoforte ».

 

Lisa, l'amante pianista dalle radici greche che si trova a suo agio in tutta Europa, incarna erotismo e bellezza: «Questa pianista, che non ha trent'anni, è un gigante, il rosone è là, sotto le sue dita. Mi accorgo che sto piangendo da un bel po' nella notte nera. Ecco, è tempo di calmare la tempesta, di rientrare per dormire. Il pubblico, laggiù, è sospeso e commosso, si direbbe che ha paura di applaudire. Infine, arriva ed è delirio». Il registro del lettore si affina, forse qui giace la speranza, risvegliata e sorretta dalla Bellezza che emoziona e lo sospinge più in là a percepire il dono della vita. Eterna Bellezza.

 

CRISTIANA DOBNER

L’OSSERVATORE ROMANO, 21.05.2017

 

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